Arran Machrie Moor (O. B., 58,5°VOL, 1/9000, Batch 3, N.A.S.)

C: Vinsanto dell’ oratorio

N: La prima impressione olfattiva è quella di frutta gialla: distinguiamo pera tabacchiera, banana molto matura, qualcosa di pesca e del mango. Di qui la dolcezza diventa “chimica” e appare il profumo di Zigulì alla banana, dolce ricordo d’infanzia. Nelle nostre narici passa quindi l’odore di vaniglia e di amido di patata: un profumo di lavanderia d’altri tempi. Il fresco di una camicia appena stirata e quello pulito del sapone di Marsiglia chiudono i sentori olfattivi.

P: Avvolge la lingua il pepe bianco, risulta molto speziato e leggermente sapido, quasi come se fosse seltz. Ricorda il sasso bagnato dal mare a cui si associa una nota di tabacco da pipa (probabilmente Black Cavendish). Segue un sentore acidulo/agrumato di bergamotto

F: I 58,5 gradi alcolici si fanno sentire soprattutto sul finale, garantendo una lunga persistenza. Chiude lasciando la bocca lievemente amara: cicorietta ripassata che con l’aggiunta di acqua diventa amaro medicinale con un ricordo di polpa di cedro.

Dobbiamo ammettere che su Arran con la torba non se la cavano malaccio, anzi: ad anni di distanza dal primo torbato della distilleria isolana assaggiato, abbiamo la conferma che probabilmente queste espressioni siano tra le migliori della distilleria. La torbatura, punto saliente dell’imbottigliamento, tanto da riprendere per il nome dalla torbiera presente sulla costa occidentale dell’isola, è morbida e delicata (anche se 20 ppm non siano proprio un nonnulla). Un giovane whisky che si precipita in gola facilmente. Di belle speranze.

VOTO: 85/100


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